Il designer Daniele Della Porta è l’architetto che Francesco Del Basso ha coinvolto nella transizione fortemente voluta per la sua azienda: un passaggio cruciale da storica e solida realtà artigianale di un territorio complesso e in attesa di valorizzazione, a interlocutrice privilegiata per un pubblico scelto ed esigente di professionisti e non.
L’intervista al designer Daniele Della Porta
Nelle tue note biografiche parli di “confronto fra progettista e artigiano”…
Sì, è un riferimento alla mia formazione: sin dai primi anni della mia carriera di designer, ho frequentato fisicamente le botteghe degli artigiani di cui di volta in volta mi servivo per la realizzazione dei miei progetti. Ed è proprio in questa frequentazione, nel confronto/scontro di differenti mentalità e approcci, che ho iniziato a sviluppare la mia visione professionale.
Ho sempre riscontrato come spesso una grande e matura capacità di esecuzione di molte maestranze che operano nel nostro territorio non sia a sua volta supportata da una altrettanto matura e capace organizzazione ‘imprenditoriale’, che consenta di intercettare mercati più ampi e creare risonanze con realtà di eccellenza.
Che intendi con realtà di eccellenza?
Mi riferisco a tutto l’indotto, inteso in senso lato, che riguarda il mondo del design e dell’arredamento: dall’editoria di settore agli eventi, mostre, fiere ecc, passando ovviamente per gli operatori veri e propri (tecnici, professionisti, addetti ai lavori).
Da subito mi è stata chiara la necessità di creare un dialogo a più voci, che coinvolgesse tutti e per farlo ho capito quanto fosse importante interessare elementi di spicco – artisti, designers, specialisti ecc. – che fungessero da catalizzatori del progetto. Non come semplici testimonial, ma proprio come partner o amplificatori di un messaggio, un concetto, in grado di superare i confini fisici della bottega e del territorio.
Bene, mi sembra chiaro quindi perché Del Basso si sia rivolto a te.
Sì, DELBASSO è un’azienda che può contare su una capacità artigianale molto forte e anche ben caratterizzata: la nuova generazione alla guida di essa (Francesco Del Basso, ndr) aveva voglia proprio di ridisegnarsi, riconfigurarsi da tutti i punti di vista, sia per riposizionarsi sul mercato in maniera più consona al suo potenziale, sia proprio per organizzare meglio tutti i suoi punti di forza, e quindi dar loro maggiore visibilità ed efficienza.
Un discorso complesso di comunicazione e funzionalità, che sono poi i concetti base del design in senso stretto.
Parlaci di come tu e Del Basso avete realizzato questa evoluzione.
Beh, diciamo che siamo solo all’inizio di un percorso ambizioso, ma molto calibrato e consapevole.
Intanto come primo, fondamentale passo ho proposto di organizzare, catalogare la produzione, creando le linee Bottega, Classica, Outdoor e Segno.
La capacità aziendale di DELBASSO consisteva, e tuttora consiste, nella possibilità di realizzare qualsiasi progetto nell’ambito del parquet grazie alla sapienza delle maestranze, alla spiccata artigianalità, alla possibilità di scegliere tra vari materiali e a un know- how centenario (Del Basso nasce come bottega di falegnameria agli inizi del ‘900 ndr).
Questi punti di forza, però, non avendo una catalogazione ragionata, strutturata, risultavano di difficile comunicazione e accesso per quanti si rivolgevano all’azienda.
Secondo step, enfatizzare le caratteristiche delle linee così suddivise: ad esempio l’artigianalità spinta di Bottega o l’amore per il design di Segno.
Terzo passaggio, dare risalto a quelle tendenze che già erano in nuce, come l’idea di coinvolgere altri artisti e designers o l’interesse spiccato per l’ambiente e la sostenibilità.
Quindi la linea Segno è quella che ti rappresenta e appartiene di più?
Diciamo che è quella che offre a me come ad altri professionisti del settore maggiori stimoli e potenzialità. DELBASSO aveva già avuto l’intuizione di coinvolgere Marco Gallotta, interessante artista italo-newyorkese, proponendogli di disegnare una sua linea di rivestimenti, caratterizzata da un’inedita commistione di legno e metallo.
Su questa falsa riga ho sviluppato la mia proposta, allargando le collaborazioni ad altri designers – come StudioMartino5 di Roma – e disegnando a mia volta una linea in cui l’innovazione del metallo viene declinata attraverso un rigore geometrico, essenziale, puro e attraverso l’uso di palette e combinazioni di colore inconsueti.
Lo scopo è ampliare la già versatile possibilità di utilizzo del parquet, che diventa anche rivestimento murario, e modernizzarne in qualche modo la funzione, per renderlo scelta di eccellenza non solo per il retail ma anche per il mercato del contract.